31 Agosto 2016
di Andrea Munari
MONACO. Amanda Lear è oggi un’artista affermata nel mondo dell’arte. In Italia è conosciuta per le sue esposizioni, è apprezzata per i suoi dipinti e la stessa cosa vale per la Francia e Monte Carlo. E’ anche donna di successo nello spettacolo, in televisione, nella musica in particolare, e ha lasciato un segno anche per il look originale che l’ha sempre caratterizzata durante la sua carriera. Quello della pittura è un universo che Amanda Lear conosce da tempo, ben prima della sua esperienza nello show-biz. Nulla è mai stato improvvisato. Non tutti sanno che i suoi studi partono nel 1964 all’Accademia delle Belle Arti di Parigi, che il suo amore per l’arte ha origini ben precise, e che la prima svolta fu in occasione dell’incontro con Salvador Dalì a metà Anni Sessanta: «Mi disse che le donne non sapevano dipingere e quando lo facevano, i loro soggetti erano sempre cose semplici, come mazzi di fiori – disse Amanda Lear alcuni anni fa ricordando quel momento – Questo mi colpì molto e da allora decisi di fare molta attenzione, puntando sempre su ispirazioni importanti e significative».
Oggi, a commentare il lavoro e la creatività di Amanda Lear sono illustri critici d’arte.
Vittorio Sgarbi: «È una figura interessante nel mondo dell’arte, direi che il suo stile si avvicina alla trans-avanguardia, ne è un’anticipazione».
Achille Bonito Oliva: «La sua arte appare liberatoria e disinibita, in un’alchimia che attiraı.
Philippe Daverio: «I suoi dipinti corrispondono appieno alla sua singolare ed intensa vita».
Nello spiegare le principali fonti d'ispirazione della sua pittura, Amanda ha dichiarato: «Prendo sempre spunto dalla mitologia e dalle creature mitologiche come Pegaso, il leggendario cavallo alato. Altri riferimenti importanti sono la Provenza e la natura. Non mi cimento in forme di pittura triste e neanche in quella pittura realista, che trasmette un senso di malinconia alle gente, perché io penso sia molto importante avere appeso sul muro della propria casa un'opera allegra, che ci tira su il morale, piuttosto che fare piangere. Dunque, io dipingo sempre cose colorate».
La visione dell’artista è chiara, come lo sono i suoi punti di riferimento: "Per me la pittura è colore. Io vado matta per Bonnard, per Gauguin, per i Nabis e per tutti quegli artisti di inizio Novecento che hanno scoperto il colore puro, addirittura distribuito direttamente dal tubetto. Il mio approccio al mondo dell'arte è avvenuto fin da bambina, perché volevo sempre dipingere. Per me, la pittura è come un bisogno incalzante, una necessità. Io torno a casa, mi metto tranquilla con i miei gatti a dipingere ed è una cosa che mi fa veramente bene. Un quadro è questo, ti apre un po' la mente. Penso che l'opera d'arte deve fare qualcosa, provocare un'emozione, un sentimento, semplicemente. Dire - Ah è bella - non è abbastanza, non è importante. Bisogna stimolare e dare un qualcosa alla gente».
Adesso Monte Carlo si prepara ad accoglierla, come già avvenne nel 2006. Un’occasione particolare che la vede protagonista di una grande mostra dove espone cinquanta dei suoi lavori, attraversando gli ultimi trent'anni della sua pittura. L'esposizione è in programma da venerdì 2 a domenica 4 settembre presso il Metropole Palace, complesso a 5 stelle adiacente alla Piazza del Casinò. Inaugurazione alle ore 18.00 di venerdì.
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